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legalizzazione cannabis
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Quello della legalizzazione della cannabis in Italia è un dibattito che va avanti da decenni. La legge sulla cannabis light del 2016 è stata comunque un passo avanti rispetto al passato. Possiamo ritenerla un accettabile compromesso tra chi auspica la legalizzazione completa della marijuana e chi ancora demonizza questa pianta. Noi di GreenKarma avevamo già trattato il tema sulle leggi in vigore in materia di legalizzazione della cannabis in Italia. Cosa è cambiato nel 2023? Facciamo il punto della situazione!

Legge sulla legalizzazione della cannabis in Italia, numero 242 del 2 dicembre 2016

La legge del 2 dicembre 2016 definisce legale la cannabis che rispetta alcuni requisiti di qualità e sicurezza. Innanzitutto, il livello di THC deve essere inferiore allo 0,6%. Oltre a questo, i coltivatori devono garantire che il prodotto sia privo di contaminanti come pesticidi, metalli pesanti e micotossine. Prima di essere immessi sul mercato, i prodotti devono essere testati da laboratori indipendenti

È obbligatorio rendere i risultati delle analisi accessibili facilmente. I prodotti a base di marijuana devono avere etichette chiare. Su di esse dovranno esserci indicazioni sulla produzione e le percentuali di CBD e THC precise. Solo la cannabis che rispetta questi precetti è considerata legale. Di conseguenza, può essere coltivata, venduta e utilizzata per uso terapeutico o ricreativo

E la cannabis “non legale”?

Per quanto riguarda la cannabis non depotenziata – con THC superiore allo 0,6% – la morsa della legge è più stretta. La marijuana con THC superiore a questo limite è considerata stupefacente. Per tanto, è illegale coltivarla, venderla e acquistarla, ma non tutti sono d’accordo su questo. Anzi è proprio qui che il dibattito si fa più acceso.

Si può trattare la marijuana come una droga pesante, pur essendo meno dannosa di altre sostanze legali? Alcol e tabacco nuocciono molto di più alla salute, eppure sono facilmente reperibili anche dai minori. Le differenze tra queste tre sostanze sono molto importanti.

Prima di tutto, a differenza della nicotina e dell’alcol, né il CBD né il THC creano dipendenza fisica. La “dipendenza psicologica” che potrebbero provocare non è diversa da quella che genera il cioccolato o il caffè. In ogni caso non ha sintomi importanti e, salvo sporadiche eccezioni, è molto facile da superare. Tanto che i consumatori abituali di cannabis possono stare mesi senza utilizzarla. Lo fanno senza accusare astinenza, eccetto rarissimi casi. Chi ha dipendenza da alcol o sigarette, invece, deve affrontare un percorso spesso difficile per liberarsene. Nei casi più gravi è necessario l’intervento di terapeuti, proprio come se dovessero liberarsi dalla dipendenza da una droga pesante.

Per quanto riguarda gli effetti psicotropi del THC, questi possono essere assimilati, almeno per quanto riguarda l’intensità, di poco superiori a quelli dell’alcol. C’è, però, una differenzia sostanziale in merito agli effetti sul comportamento. Se l’assunzione di alcol sfocia spesso in atteggiamenti violenti, aggressivi e molesti, CBD e THC fanno l’opposto. Come conferma anche uno studio in merito, entrambi questi principi attivi sono addirittura degli inibitori dell’aggressività. Al contrario favorirebbero buon umore, socialità e rilassamento.

Legalizzazione Cannabis Italia
Cannabis & CBD : favorisce buon umore, socialità e rilassamento

L’abuso di alcol e tabacchi induce patologie o condizioni gravi, come cancro ai polmoni, problemi al fegato o coma etilico. Al contrario la cannabis, light e non, può essere assunta in modi del tutto innocui per la salute. Tra questi, come suggeriamo sempre, ci sono la vaporizzazione e l’infusione.

La proposta del M5S del 2022 per la legge sulla legalizzazione della cannabis in Italia 

Nel 2022, il Movimento 5 Stelle ha avanzato una proposta di legge per la legalizzazione della marijuana. Il fine era consentire il possesso di un massimo di quattro piante femminili di cannabis per uso personale. Altro intento era quello di ridurre la criminalità organizzata e il traffico illegale di cannabis e di stupefacenti. La proposta prevedeva comunque sanzioni, dalla multa alla reclusione, per chi avrebbe superato tale limite. 

Il M5S aveva proposto pene più severe per l’abbandono di siringhe e altri accessori relativi alla droga nei luoghi pubblici. L’ultima proposta era quella di dedicare una giornata all’educazione degli studenti sulle conseguenze negative dell’uso di tutte le sostanze.

La proposta del M5S, però, ha trovato l’opposizione dei partiti dello schieramento opposto. I loro rappresentanti hanno espresso preoccupazione per le conseguenze della legalizzazione della marijuana in Italia. Secondo questi, la proposta del M5S avrebbe aumentato l’uso di droghe, rappresentando un rischio per la salute pubblica. 

La Legge di Bilancio del 2023

Si è tornato a parlare di cannabis con la legge di bilancio del 2023. Secondo questa, lo Stato detiene il monopolio su coltivazione, lavorazione, importazione e vendita di cannabis e derivati. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli può autorizzarne la vendita al dettaglio ​​da parte di terzi in Italia. 

Termini e Condizioni
Italia e Cannabis : primi passi nella la legalizzazione ?

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze stabilisce le modalità per l’assegnazione delle licenze di vendita della cannabis e dei derivati. Ancora, è vietato coltivare, vendere o detenere la cannabis o i suoi derivati ​​al di fuori del monopolio di Stato. La violazione del monopolio sulla cannabis è considerato contrabbando. Resta illegale la vendita o la commercializzazione della cannabis e dei suoi derivati da parte dei privati cittadini. 

Sentenza della Corte di Cassazione 8442/23 del 24 febbraio 2023

Il 24 febbraio 2023, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza decisiva. Si tratta di qualcosa che segna un ulteriore passo avanti in materia di legalizzazione della cannabis in Italia. La Corte di Appello di Napoli aveva condannato un soggetto che coltivava cannabis nel giardino di casa. L’accusa era quella di detenzione di sostanze stupefacenti.

La Cassazione ha accolto il ricorso e annullato la sentenza di primo grado. Il soggetto, infatti, oltre ad avere un numero limitato di piante, non aveva adoperato nessun sistema per aumentare la produzione. Inoltre, la sua cannabis era destinata all’uso personale e non a terzi. Secondo la Cassazione, dunque, l’atto non costituiva un danno né un pericolo per la società.

Sebbene non abbia un impatto diretto sulla legge, questa sentenza crea un precedente. È sicuramente un segnale positivo, volto a promuovere una politica più tollerante ed equilibrata in materia di legalizzazione della cannabis in Italia.

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